Ritual de lo Habitual è il terzo album, e secondo di studio, dei Jane’s Addiction, pubblicato il 21 agosto 1990 per l’etichetta Warner Bros. Records

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La sigla di apertura è di Dj MyMan https://youtu.be/C-SoD9Wxd9g

Il mio soundcloud https://soundcloud.com/marco-lolli/

Se volete inviarmi i vostri demo (no metal) scrivetemi a: djmyman (at) seta punto it

Testo Completo:
1990: Perry Farrell e soci danno alle stampe Ritual de lo habitual, seguito del seminale Nothing Shockin (1988).

Il disco è prodotto dallo stesso Farrell con Dave Jerden, produttore per i Talking heads, Frank Zappa, i Rolling Stones, gli Alice in Chains, i FIshbones, i Social Distorsions, gli Spinal tap etc. etc.

In due soli anni, I Jane’s Addiction tracciano il solco dell’intera generazione grunge, raccogliendo l’eredità dell’hard rock anni Settanta contaminato con una ritmica alla Bo Diddley e un sapore cupo, diverso da quello introspettivo della generazione precedente; nelle liriche allucinate e lucide insieme,
Perry Farrell scrive gli anni Novanta prima che accadano, un’epoca di disincanto dove Fight Club poserà la pietra tombale del disinteresse: tu non sei quel che ti dicono di essere.
Guardati bene allo specchio: Sex is violence, cantava Perry in Ted, just admit it.
Il suo stage name è un gioco di parole con Farrell (il nome del fratello) e la parola peripherical.
Ebreo, Perry è stato uno studente brillante a svogliato, più interessato alla chimica delle droghe che a terminare gli esami; nessuna illusone alla Morrison di evadere attraverso le porte della percezione, quanto una fuga dalla realtà dove la madre si è suicidata, una delle donne più amate della sua vita, la Xiola Blue a cui Ritual è dedicato.

Tutto il disco è in un certo senso nei versi di Then, she did, che appare sul b-side del disco come seconda traccia.

La madre di Perry creava opere d’arte riciclando gli oggetti trovati in discarica, trasformandoli in bellissime bambole di pezza per il figlio. Se si guarda una fotografia del primo periodo della band, forse è possibile ravvedere un ricordo di quel colore nel look stravagante e a modo suo divenuto icastico del primo Perry Farrell.

Usando la tecnica imparata da bambino, Perry crea la copertina che ritrae una donna nuda tra due innamorati sotto un lenzuolo rosso su uno sfondo di oggetti piuttosto bizzarri che richiamano pratiche voodoo.

La donna al centro è Xiola, che, come canta in Three days, dopo la morte del padre aveva trascorso tre giorni con Perry e la sua compagna di allora: era il 1986, e poco dopo morirà di overdose (è l’eroina l’addiction di Jane).

Perry le dedica il ricordo di quello strazio, un mescolarsi magnifico di rimpianto per l’amica, per la madre, che lo spinge a comporre quello che il pubblico tende a considerare il capolavoro dei JA: appunto, Three days, un pezzo che, per la sua durata (oltre 10 minuti) chiaramente non andava bene per la messa in onda radiofonica.

Sulle prime battute, indistinta, la voce di Perry recita un poesia su cui a lungo si è dibattuto, il testo, parzialmente coperto dalla musica, è incerto.

Un dono, un mistero nella musica, per Xiola.

Il primo lato è più allegro, ed include alcuni dei maggiori classici della band – Stop! , Ain’t no right, Been caught stealing – ma la vera fama del disco risiede nell’immensa palude di Three days.

I Jane’s d’altronde erano una formazione cupa: il chitarrista Dave Navarro (che, in seguito, suonerà nei Red Hot Chili Peppers producendo One Hot Minute proprio quando i Chili Peppers celebravano la morte di River Phoenix, amico intimo di Flea….) aveva perso la madre e la zia, assassinate dal patrigno, un incubo che lo ha perseguitato per tutta la sua vita adulta, spingendolo non solo nel tunnel della droga, ma anche a cercare sfogo in un progetto solista (Trust no one, 2001) un libro (Don’t Try This at Home, 2004) ed infine un documentario (Mourning son , 2015) dove incontra faccia a faccia, in carcere, l’assassino.

In quegli anni (poco dopo la censura della copertina di Appetite for destructon ad opera di Robert Williams) non era infrequente che un disco venisse bannato per oscenità, e nei Jane’s Addiction, ad un’occhiata ravvicinata, i temi erano assai più conturbanti di quelli di Axl Rose (che era, per altro, un fan scatenato della band ).

La copertina fu bandita, e Perry Farrell rispose con una ri-edizione grigia recante una sola scritta a centro: il primo articolo della Costituzione degli Stati Uniti d’America, quello che sancisce la libertà di parola e espressione.

L’interno del disco (rimasto invariato nelle due edizioni) presenta il (presunto, mai confermato tale) ritratto di Xiola, con una dedica, e sul retro, oltre alle lyrics, un trafiletto anonimo (ma chiaramente del cantante) in cui si riflette sulle condizioni sociali e ambientali del mondo

Il testo è un’accorato appello alla libertà individuale e alla dignità umana e rende particolarmente ridicola la censura di cui la copertina fu fatta oggetto. A confronto di un disco di oggi, Ritual de lo Habitual, è considerabile un disco scarno. Nessuna sovraproduzione, un rock ruvido sebbene cerebrale, ammantato, spesso di tristezza e di una delicatezza quasi femminea, un disco chiaramente controcorrente se si considera che l’intero secondo lato è composto di brani lenti e post-prog, per così dire.

A parte le collaborazioni su Three Days, solo i quattro musicisti. La musica è colorata dall’inimitabile stile percussionistico di Perkins, un genio molto imitato ma ineguagliabile per precisione e creatività. All’orecchio attento, l’eco della musica dei Jane’s Addiction si propaga in tutta quella seguita dopo. È grunge, ma è prima del grunge; è l’hard rock, se l’hard rock fosse sopravvissuto al baraccone dei Guns n’Roses, dove la fama ha rimpiazzato la necessità di far musica.

A seguito del successo del disco, Farrell lanciò per la prima volta il celebre festival Lollapalooza, con il quale disse addio alla band. Notoriamente, prima di accomiatarsi dal pubblico, dedicò una serenata al chiaro di luna ai presenti…. completamente nudo.

In seguito vendette il brand, lo ricomprò, ma questa è un’altra storia. Oggi il festival ha dimensioni titaniche, ma nessuna prospettiva di compiere quello che Billy Corgan una volta definì un miracolo: Un gruppo di artisti stravaganti e matti salivano sul palco a suonare… e il pubblico, incredibilmente, stava a sentire”. La band si è riformata diverse volte, andando anche in tour, nel 1997, con Flea dei RHCP al basso. Flea, amico di diversi membri della band, si può considerare un ospite ricorrente, e ha anche suonato con i Porno for Pyros di Farrell e Perkins in Hard Charger, apparsa nel 1997 nel film di Howard Stern Private Parts. Il brano consigliato di questa band è il bellissimo Tahitian Moon da Good God’s Urge