E ad un certo punto, seconda metà anni 80, arriva Carletto da Milano e mi passa questa cassetta di un gruppo della zona milanese… erano i Weimar Gesang e quella cassetta divenne fondamentale per i miei ascolti in quei anni di crescita musicale.

La cassetta conteneva The Colours of Ice secondo disco dei Weimar Gesang, per anni non seppi quasi nulla di quel gruppo, poi in qualche rivista trovai una recensione molto “dark” di una loro live in qualche sperduto e molto nebbioso posto tra la lombardia e l’emilia.

Scopri, grazie ad internet, chi erano realmente i Weimar Gesang: Paolo Mauri – voce e basso, Fabio Magistrali – batteria e Beppe Tonolini – chitarra, e poi trovai anche i loro vinili in qualche negozio di dischi usato.

Da questo link ho trovato le seguente mini bio : “si alternano tra gli strumenti sopra elencati e le tastiere “elettroniche” per i due primi dischi (“Even Stone Pales” e “The Colours of Ice”), ricorrendo spesso all’uso della drum-machine sia in studio che dal vivo.
Poi a Beppe subentra Donato Santarcangeli alla chitarra, con il quale viene registrato “No Given Path”, poi sostituito da Cesare Malfatti, con il quale i Weimar cominciano a registrare un quarto lavoro su disco che non vedrà – purtroppo – mai la luce (anche se, volendo… qualcosina…)

Non so che fine abbiano fatto nè Beppe nè Donato, ma Paolo e Fabio dopo i Weimar sono stati una presenza costante nelle registrazioni e nelle produzioni della musica italiana indipendente dalla fine degli anni ’80 ad oggi, è quasi inutile riportare un elenco delle persone con cui hanno lavorato, mentre Cesare è stato, tra le altre cose, uno dei tre componenti “fissi” dei La Crus.”

Personalmente il disco che più amo di loro è The Colours of Ice, con un prepotente uso di batteria elettronica e basso elettrico, molto dark-dance, quasi una sorta di mix perfetto tra joy division per l’attitudine e new order per le sonorità.

Tra l’altro poi nel 1989 incontrai uno di loro al Cotton Club vicino a Udine (locale gestito da Filippo Giunta prima dell’esperienza Rototom e dopo l’esperienza Baobab), ma non ricordo assolutamente con che gruppo… ricordo solo che facevano rock ad un volume eccessivo per le poche persone accorse a vedere il concerto.

I Weimar Gesang rimangono una delle cassette che più ho consumato negli anni 80 (per poi passare ai vinili ed ai mp3) e nello stesso tempo uno dei gruppi che meno so della loro biografia e ancor’oggi i loro volti mi sono ignoti, rimangono però uno degli esperimenti new wave più interessanti prodotti in italia anche se forse leggermente fuori contesto sia temporale che nel territorio.

Usai anche alcune parole delle liriche di The Colours of Ice per un mio lavoro: violent light!

Sarebbe carino che qualche gruppo odierno faccia qualche covert.